Ludovico Ariosto
Frammenti dell''Orlando furioso' di Ludovico Ariosto
Napoli, Biblioteca Nazionale, S. Martino 353. Cart.; sec. XVI, mm 231×218, 4 cc. Legatura in pergamena rigida.
Vergati nel ductus chiaro e elegante della grafia ariostesca, i frammenti del Furioso occupano sei facciate del manoscritto napoletano, con le non poche correzioni disposte prevalentemente nel margine destro. Alla carta iniziale con l’indicazione della provenienza, seguono due fogli, dal tratto nitido e posato, che costituivano in origine la parte finale (Canto XLVI, str. 50-71) dell’autografo, ora conservato pressola Biblioteca comunale di Ferrara, che, se pur lacunoso, conserva una redazione parziale dell’opera, rielaborata e ampliata di sei canti, attestata dall’edizione del 1532.
Il recto e il verso della quarta carta, conclusiva dell’esiguo fascicolo, di formato leggermente inferiore rispetto alle precedenti, recano la stesura, dal tratto meno posato e dall’inchiostro più scuro, dell’episodio dello scudo della regina Elisa, riconducibile agli ultimi anni della vita dell’Ariosto: a lungo sconosciuto agli studiosi, l’autografo è stato identificato solo agli inizi del secolo scorso da Emidio Piermarini.
Donati dagli eredi del poeta al teatino Ludovico Antinori, chiamato a predicare a Ferrara nella Quaresima del 1540, gli autografi ariosteschi furono dal religioso consegnati al bibliotecario della Casa dei S. S. Apostoli di Napoli, Francesco Bolvito, Il codice fu poi conservato, con l’intera raccolta teatina, nella Biblioteca della Certosa di San Martino, incorporata, dopo la rivoluzione del 1799, alla Reale Biblioteca.