Gian Battista Marino

L’autografo torinese di Giovan Battista Marino per ‘La Galeria’

Torino, Biblioteca Reale, Ms. Varia 288 (15). Cart., secondo decennio sec. XVII, mm 285 x 198, 20 cc. Legatura ottocentesca in mezza pelle.

Si trova all’interno di una miscellanea rilegata, formata da carte manoscritte di dimensioni e di autori diversi, recante l’ex libris di Vittorio Emanuele II all’interno del piatto anteriore della legatura, che porta sul dorso la scritta in oro “Chiabrera / Marini / Murtola / Cattaneo // Poesie”.

Il manoscritto del Marino, sicuramente autografo, occupa le ultime carte del codice e presenta una grafia chiara, con rare correzioni e macchie d’inchiostro. Esso testimonia un’interessante tappa della nascita della Galeria (Venezia, 1620): reca infatti 82 componimenti in vario metro che in essa confluiranno con variazioni spesso non lievi, a cominciare dall’ordine di presentazione; 35 di essi sono ripresi dalle Rime (Venezia, 1602) e offrono in molti casi lezioni non ancora definitive.

La datazione dell’autografo è di certo anteriore alla stampa (1620) e posteriore al 1609, anno dal quale l’autore – che in calce si firma “il cavalier Marino” – può fregiarsi del titolo di cavaliere dell’Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro, conferitogli a Torino dal duca Carlo Emanuele. Si può però ipotizzare un arco cronologico ancora più preciso e ristretto: infatti è soltanto nel 1614, con la prefazione alla terza parte della Lira, che viene annunciata la suddivisione fra “Pitture” e “Sculture”, evidente nel manoscritto e non rilevabile in precedenza (in una lettera del 28 ottobre 1613 Marino parla ancora della Galeria come di «un libro» che «non contiene altro che pitture», mentre l’autografo torinese divide con nettezza le 54 “Pitture” dalle 28 “Scolture”); allo stesso tempo si può pensare al 1615 come termine ante quem, poiché l’aprile di quell’anno vede la partenza dell’autore per la Francia e il suo definitivo allontanamento dalla corte torinese, circostanza biografica questa che, sebbene non escluda una confluenza successiva del manoscritto nelle raccolte sabaude, in assenza di nuovi dati la rende però più macchinosa come ipotesi.

 

L’autografo torinese per la 'La galeria'

Marino[C. 7v: due madrigali sui ritratti di Pietro Aretino opera di Tiziano e di Cornelio Musso opera di Bernardo Castello]

 

Immagine "su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Repubblica Italiana", ne è vietata ogni ulteriore riproduzione con qualsiasi mezzo.

esplora l'immagine sfoglia le pagine

francesco de sanctis

Il re del secolo, il gran maestro della parola, fu il cavalier Marino, onorato, festeggiato, pensionato, temuto principe de’ poeti antichi e moderni, e non da plebe, ma da’ più chiari uomini di quel tempo. Dicesi che fu il corruttore del suo secoli. Piuttosto è lecito di dire che il secolo corruppe lui (p. 604).