Galileo Galilei

Due lezioni di Galilei sull’‘Inferno’ di Dante

Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Ms. Rinuccini XXI, 19, IX. Cart., sec. XVI ex., mm 211×138, I+57 cc., sciolte, raccolte in una cartellina ottocentesca.

Il manoscritto conserva sotto il titolo di Due lezioni all’Accademia Fiorentina circa la figura, sito, e grandezza dell’Inferno dantesco due testi autografi, il primo con correzioni, il secondo copia sincrona della prima versione, comprendente le correzioni. Entrambi sono privi dei disegni che dovevano accompagnare la lettura.

Queste carte non fanno parte del fondo galileiano propriamente detto della Nazionale, e la loro trasmissione principia dal bibliofilo e filologo fiorentino Vincenzo Borghini che acquistò nel ’500 gli autografi di Benedetto Varchi, comprendenti lettere e carte di Galileo e altri autografi di Cellini, del Lasca, del Bronzino, ecc. La raccolta passò intorno al 1604 dalle eredi del Borghini a Baccio Valori, nel 1606 a suo figlio Filippo, nel 1629 a un ramo dei Guicciardini che si estinse e il cui patrimonio, nel 1726, fu diviso tra i Panciatichi e i Rinuccini, che nel 1850 vendettero al granduca di Toscana Pietro Leopoldo la parte manoscritta della loro biblioteca.

Scoperte dallo studioso Ottavio Gigli, le Lezioni furono pubblicate nel 1855. Le due Lezioni sono una testimonianza degli interessi letterari di Galileo, dimostrate anche dalle considerazioni sull’Ariosto e sul Tasso e dai suoi stessi componimenti in prosa e in poesia. Il tema è la conformazione fisica dell’Inferno dantesco e la misura delle parti che lo compongono, un argomento dibattuto fin dal ’400 da umanisti e matematici (da Piero Bonaccorsi al Brunelleschi ad Antonio Manetti) e, nel secolo successivo, dal Giambullari, dal Benivieni, da Alessandro Vellutello (nella sua edizione veneziana della Commedia del 1544) e da Varchi. È proprio Baccio Valori a invitare Galileo a tenere le lezioni su Dante, fra il 1587 e il 1588, nella sede dell’Accademia Fiorentina di cui era console.

Galileo difende i calcoli di Antonio Manetti e confuta invece quelli del Vellutello, concentrandosi su tre punti fondamentali per descrivere e misurare gli elementi dell’Inferno: l’altezza di Lucifero, la forma del fiume Cocito, la direzione del percorso di Dante. Ma l’argomento letterario è lo spunto per una trattazione rigorosamente matematica e geometrica del tema, ispirata alle lezioni pisane del grande matematico Ostilio Ricci cui Galileo aveva assistito e in cui gettò le solidissime basi matematiche destinate a essere il supporto inconfutabile della sua fisica sperimentale.

Nelle Lezioni Galileo rivela la coerenza del suo metodo dimostrativo, la padronanza assoluta della matematica archimedea e l’impeccabile conoscenza tecnica delle sezioni coniche, sulle quali è basato l’impianto dell’Inferno.

 

Due lezioni di Galilei sull’‘Inferno’

Galilei[C. 1r: l’inizio della prima lezione]

 

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francesco de sanctis

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