Carlo Goldoni

Una tragedia in versi di Goldoni

Venezia, Casa di Carlo Goldoni, Biblioteca di Studi Teatrali, Deposito Ufficio Direzione. Cart., sec. XVIII, mm 198×140, 82 cc. con cartulazione moderna.

Il manoscritto, su cui sono presenti annotazioni moderne, fu donato nel 1935 dal professor Gino Rocchi di Bologna alla Biblioteca del Museo Correr, il cui fondo teatrale è stato successivamente trasferito presso la Biblioteca della Casa di Goldoni. Non è certa la data di composizione di quest’opera, che Goldoni nomina solamente citando le sue tragedie nella prefazione al primo tomo dell’edizione veneziana Bettinelli delle proprie Opere (1750). Un’ipotesi di datazione deriva da una lettera del 1757 in cui il celebre attore Antonio Vitalba, con la compagnia Imer fino al 1738, afferma di aver interpretato per primo alcune tragedie di Goldoni, tra le quali il Giustino.

Dato che Goldoni scrisse per Giuseppe Imer del teatro San Samuele dal 1734 al 1743, si evince che il Giustino appartiene al periodo che precede le fondamentali opere della sua riforma, avviata nel periodo della collaborazione con Girolamo Medebach (1749-1753). Come per molti dei suoi primi lavori, anche qui Goldoni trae spunto e ispirazione da un’opera altrui e precisamente dall’omonimo melodramma del veneziano Niccolò Beregani, rappresentato dal 1683 a Venezia e in varie città italiane, musicato da Giovanni Legrenzi e da Tommaso Albinoni.

Goldoni mantiene tutti i personaggi, ma, oltre a portare l’azione da tre a cinque atti, apporta modifiche sostanziali che sono espressione sia della sua volontà creativa, che elimina tutti gli elementi fastosi e ridondanti tipici del Seicento a favore di una sobrietà più consona a quella che riteneva la vera essenza della tragedia, sia dello spirito vagamente repubblicano che affiora nella Venezia settecentesca, sentimento che nelle opere della maturità il commediografo controllerà con assai maggiore prudenza.

Come in altre sue tragedie, anche in questa travagliata vicenda di un contadino divenuto imperatore per gloria militare, Goldoni celebra il trionfo della virtù sugli equivoci calunniosi, ma, malgrado la trama accattivante, l’insieme risulta del tutto privo di quel coinvolgimento drammatico che permette ai personaggi di rendere partecipe lo spettatore e di toccarlo nel profondo.

Pubblicato per la prima volta nel 1793 nel tomo XI dell’ed. Zatta con alcune lievi differenze dall’originale, il Giustino è l’unico manoscritto fortunosamente giunto fino a noi di tutti gli autografi che l’autore spedì da Parigi a Venezia negli ultimi anni della sua vita.

Una tragedia in versi di Goldoni

Goldoni[P. 22: L'inizio del secondo atto]

 

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francesco de sanctis

La nuova letteratura fa la sua prima apparizione nella commedia del Goldoni, annunziandosi come una ristaurazione del vero e del naturale nell'arte (XX 14).